Ansia e depressione

L’ansia è una normale risposta dell’organismo di fronte a un pericolo oppure a una sfida ambientale. Quando ci si trova di fronte ad un pericolo, l’ansia induce delle risposte innate biologicamente adattive. Se moderata, può risultare utile: permette di reagire tempestivamente ad una minaccia reale o potenziale. Quando invece l’ansia diventa eccessiva o persistente (durata di 6 mesi o più), rispetto al pericolo che la persona si trova a fronteggiare, allora si parla di disturbo d’ansia. La sintomatologia ansiosa compromette significativamente la vita relazionale, sociale e lavorativa del soggetto. Fattori genetici, biologici, ambientali e psicologici interagiscono tra di loro nell’insorgenza e nello sviluppo di questo disturbo.

Le indagini epidemiologiche hanno evidenziato come oltre un soggetto su cinque possa soffrire nel corso della vita di un disturbo d’ansia; nelle donne la prevalenza è doppia rispetto agli uomini. Esistono diverse tipologie di disturbi d’ansia. Qui di seguito vengono brevemente elencate le più comuni:

  • Disturbo d’ansia da separazione: ogni motivo o situazione che implica un allontanamento (dal partner, dalla propria abitazione, dai genitori o dall’amico) genera ansia patologica;
  • Fobia specifica: paura o ansia verso un oggetto, un animale (es. paura dei ragni: aracnofobia) o verso situazioni specifiche (es. paura delle altezze: acrofobia);
  • Disturbo d’ansia generalizzata: presenza costante di sintomi ansiosi non legati ad una causa specifica. Stato di allerta persistente e preoccupazione eccessiva;
  • Fobia sociale (o ansia sociale): paura o ansia marcata in una o più situazioni sociali in cui il soggetto è esposto al possibile giudizio degli altri;
  • Disturbo di panico: comporta frequenti “attacchi di panico” (breve periodo di malessere improvviso con sintomi quali: sudorazione, vertigini, nausea e senso di soffocamento) e preoccupazione eccessiva per possibili attacchi futuri;
  • Disturbo ossessivo-compulsivo: si caratterizza per la presenza di ossessioni quali idee, pensieri, immagini intrusive a cui corrispondono comportamenti compulsivi;
  • Disturbo post-traumatico da stress: si sviluppa in seguito all’esposizione ad evento traumatico che ha implicato morte, minaccia di morte o minaccia all’integrità fisica propria o di altri. Comporta uno stato di allerta persistente, rivivere attraverso pensieri e incubi l’evento traumatico e l’evitamento degli stimoli associati ad esso.

SINTOMI

A prescindere dagli stimoli che scatenano l’ansia patologica, la sintomatologia è comune a tutte le tipologie di disturbi d’ansia. Tra i sintomi presenti troviamo:

  • Sintomi cognitivi:
  • induzione di ricordi, immagini e pensieri negativi
  • Senso crescente di allarme e pericolo
  • Sensazione di essere al centro dell’attenzione
  • Depersonalizzazione (sensazione di essere distaccato dal proprio corpo)
  • Derealizzazione (sensazione di essere dissociato dall’ambiente circostante)

 

  • Sintomi comportamentali:
  • Evitamento della situazione temuta
  • Adozione di comportamenti disfunzionali quali, ad esempio, farsi accompagnare e non riuscire a svolgere le normali attività da soli
  • Sintomi fisici:
  • Aumento della frequenza cardiaca e della sudorazione, nausea, vertigini
Gli aspetti tipici di questa condizione sono l’umore basso e la perdita di interesse e piacere verso le normali attività quotidiane

TRATTAMENTO

Il trattamento dell’ansia prevede l’affiancamento della psicoterapia con una terapia farmacologica. La terapia cognitivo comportamentale ad esempio, uno degli approcci attualmente più efficaci, mira ad eliminare i timori esagerati e i comportamenti di controllo ed evitamento che mantengono i disturbi d’ansia.

Le fasi della terapia si strutturano in:

  • Identificazione dei comportamenti di controllo/evitamento
  • Tecniche di esposizione: affrontare l’evento o la situazione temuta per step, partendo dal meno minaccioso al più spaventoso
  • Eliminazione dei comportamenti di controllo
  • Ristrutturazione cognitiva: si mettono in discussione i pensieri che mantengono la sintomatologia ansiosa.

DEPRESSIONE

La depressione maggiore è un disturbo dell’umore che coinvolge sia la sfera affettiva che quella cognitiva. Gli aspetti tipici di questa condizione sono l’umore basso e la perdita di interesse e piacere verso le normali attività quotidiane. Conseguentemente viene compromesso il livello di funzionamento sociale, lavorativo e relazionale del soggetto.

Fattori genetici, biologici, psicologici e sociali interagiscono tra di loro nell’insorgenza e nello sviluppo di questo disturbo psichiatrico. I sintomi della depressione possono colpire chiunque e a qualunque età.

Si stima una prevalenza doppia nelle donne rispetto agli uomini, maggiore nei giovani rispetto agli anziani e nei paesi ad alto reddito rispetto ai paesi poveri.

SINTOMI

Se cinque o più sintomi tra quelli sottoelencati sono contemporaneamente presenti durante un periodo di due settimane è possibile che sia presente una depressione:

  • Umore depresso (sentirsi triste, vuoto, senza speranza)
  • Perdita di interesse e piacere nelle attività quotidiane (anedonia)
  • Agitazione psicomotoria o rallentamento psicomotorio
  • Stanchezza cronica e perdita di energie
  • Sentimenti di indegnità o sensi di colpa eccessivi o inappropriati
  • Tendenza all’isolamento, alla solitudine e alla sedentarietà
  • Diminuzione dei rapporti sociali e affettivi
  • Difficoltà a mantenere la concentrazione
  • Significativa perdita di peso o aumento di peso
  • Ricorrenti pensieri di morte, ideazioni suicidarie o tentavi di suicidio.

Una condizione simile alla Depressione Maggiore è la Distimia, o disturbo depressivo persistente. Più lieve in termini di gravità ma di durata maggiore. La distimia compromette la qualità della vita e il funzionamento sociale del soggetto. Per fare una diagnosi di distimia è necessaria la presenza di due dei sintomi sopraelencati per la durata di due anni continuativi. Il soggetto spesso ha la tendenza a sottostimare questa sua tristezza e tende ad attribuirla ad un suo tratto di personalità. La distimia se non viene affrontata in maniera efficace, di solito sfocia nella depressione maggiore.

TRATTAMENTO

La psicoterapia è un valido strumento per curare la depressione. Nelle fasi acute della malattia risulta essere maggiormente efficace se congiunta ad una terapia farmacologica. La terapia cognitivo comportamentale aiuta il soggetto ad attivare modalità di pensiero e di comportamento funzionali che limitano il riattivarsi di pensieri negativi che aggravano la malattia stessa. Particolarmente importanti risultano essere le fasi di:

  • Training di abilità sociali: potenziare le capacità relazionali del soggetto e limitazione della tendenza all’isolamento e la sedentarietà
  • Miglioramento dell’autostima: un potenziamento della propria percezione di sé e della propria autoefficacia porta alla diminuzione dei sensi di colpa e dei sentimenti di inferiorità caratteristici di questo disturbo.

La terapia psicodinamica aiuta il soggetto a prendere maggiore consapevolezza dei meccanismi inconsci che governano la malattia.

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